Le proprietà dei metalli Bigini

“Le proprietà dei metalli”: l’umanità del paranormale

Le proprietà dei metalli (2023) è un film scritto e diretto da Antonio Bigini, presentato al Festival di Berlino, che sarà nelle sale dalla prossima settimana.

Pietro (Martino Zaccaro) è un bambino che vive sulle colline romagnole insieme al fratello minore, la nonna e il rustico padre. Pietro ha una capacità fuori dal comune: riesce a piegare dei pezzi di metallo (posate, barrette o chiavi) con lo sguardo e quindi con l’uso di un potere paranormale.

Un professore dell’Università di Bologna (David Pasquesi) si interessa al caso per studiarlo da vicino esplorando gli spazi oscuri e ignoti del paranormale. Il professor Moretti, con tatto e delicatezza, proverà a portare il caso di Pietro a un’attenzione maggiore nel tentativo di condurre anche questi fenomeni nell’alveo della scienza.

Le pro

Quando si tira in causa la parola “paranormale” c’è sempre un certo scetticismo e soprattutto, riguardo alla settima arte, si pensa subito alla fantascienza o comunque a qualcosa che esula dal realismo. Ecco, Le proprietà dei metalli di Bigini fa esattamente l’opposto spiccando per un rustico realismo e per una trattazione del tema che ha dell’innovativo.

Innanzitutto il film prende spunto da una storia vera e vuole appunto portare l’attenzione sulla scientificità di un fenomeno che, nella concezione comune, non ha nulla di scientifico. Ma, soprattutto, quello di Bigini è un film estremamente umano: dalla genuinità di Pietro ai modi burberi ma buoni del padre, fino all’apprensione e alla gentilezza dei modi del professor Moretti.

Una realtà umana e sincera che emerge e trae linfa vitale dai luoghi in cui la pellicola prende le sue mosse. Il film, infatti, è anche un elogio alle colline romagnole con i suoi calanchi, gli strapiombi, i prati incolti e i cimiteri isolati in cima ai pendii e immersi nel bosco.

Il regista si mette molto al servizio e in ascolto di questa realtà di paese restituendone tutta la profonda verità; una verità fatta più di sguardi e di silenzi che di parole, in cui a regnare è il non detto. E proprio sul non detto pone le fondamenta gran parte del film che, anche per quanto riguarda il paranormale, lascia sempre una porta aperta: lo spettatore non vede mai Pietro piegare gli oggetti direttamente e le reazioni e gli esiti degli eventi sono sempre suggeriti, mai mostrati frontalmente.

Infatti a riprendersi tutto, alla fine, è ancora una volta la natura con il suo respiro protettivo e rispettoso: un luogo selvaggio ma accogliente pronto sempre a dare un po’ di conforto. Una dimensione che, non a caso, apre e chiude la pellicola, nonostante tutto quello che c’è stato in mezzo e che sarebbe potuto cambiare per la vita dei protagonisti.

Le proprietà dei metalli dimostra di avere una regia già matura, molto introspettiva, coadiuvata da una colonna sonora di alto livello. E’ un film silenzioso, intimo e molto umano, che ci riporta a una dimensione lontana e, in un certo senso, nostalgicamente primordiale.

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