The Artist Hazanavicius

“The Artist”: il grande omaggio al muto che è unicum nella storia del cinema

The Artist è un film del 2011 di Michel Hazanavicius. Un film che ha fatto incetta clamorosa di premi tra cui ricordiamo, tra i numerosissimi, solo i cinque Oscar (miglior film, regia, attore protagonista, costumi, colonna sonora). Anche i premi dell’Academy hanno avuto dello storico avendo premiato il primo film muto dal 1927 (prima edizione degli Oscar), il primo attore francese come miglior attore e il primo film in bianco e nero dal 1960 quando vinse L’appartamento di Billy Wilder.

George Valentin (Jean Dujardin) è un attore rinomato del cinema muto. S’incontra casualmente con una sua fan, Peppy Miller (Berenice Bejo), e i due s’innamorano quasi all’istante. D’improvviso, però, arriva la rivoluzione del cinema che porta al sonoro: questa novità fa esplodere la carriera di Peppy – intanto aveva iniziato con parti minori -che diventa una vera star, mentre l’astro di George cade rovinosamente facendolo scivolare nel dimenticatoio. I due col passare degli anni si cercano continuamente, mentre la vita di George Valentin si fa sempre più opaca e anonima, ormai dimenticato da pubblico e produttori. Tuttavia Peppy farà di tutto per trovarlo e stare insieme a lui.

Di questo film se n’è parlato in lungo e in largo nell’ultima decennio. Innanzitutto è un grande omaggio al cinema muto e in particolare alle figure di Douglas Fairbanks e John Gilbert, due celebri attori che hanno veramente sofferto, allo stesso del personaggio George Valentin, la repentina fine della loro carriera a causa dell’arrivo del sonoro nel mondo del cinema.

The Artist Hazanavicius

Hazanavicius ricrea magistralmente l’atmosfera eterea del cinema hollywoodiano che racconta e lo fa con un bianco e nero illuminante dai contrasti netti e decisi e dalla brillantezza dei migliori film MGM. Anche nella scelta delle riprese gli stilemi utilizzati sono in larga parte quelli del cinema classico hollywoodiano: soprattutto nelle numerose sequenze di film dentro al film che sono notevolissime per precisione di riproduzione.

Tuttavia il regista francese aggiunge a questo repertorio qualche tocco diverso che altro non è che un ulteriore omaggio a un mostro sacro del cinema come Orson Welles. Certi contrasti fra luci ed ombre, il taglio di alcune riprese come quelle deformate dal basso e soprattutto la scena della colazione che sancisce la separazione tra George Valentin e la moglie sono specificatamente dei rimandi scoperti a Welles e a Quarto potere nello specifico.

Tutta l’atmosfera è resa magnificamente reale (sembra davvero di vedere un film degli anni Venti con in più una qualità dell’immagine di un secolo successivo) anche grazie a una messa in scena scrupolosa, dei costumi incantevoli e una colonna sonora perfetta.

The Artist Hazanavius

The Artist è, quindi, un omaggio perfetto e fedelissimo al cinema muto e al cinema hollywoodiano classico con tutti i suoi archetipi. Nonostante questo, però, qualcuno potrebbe chiedersi dove stia la straordinarietà che ha portato questo film a fare piazza pulita di quasi tutti i premi cinematografici dell’anno 2011. Perché un film che viene unanimemente riconosciuto come capolavoro non può essere un omaggio o riproduzione di un modo di fare cinema, per quanto ben fatto. Ci deve essere qualcosa di più: l’originalità e l’idea che hanno reso un buon film quello che è diventato una delle tappe forzate all’interno della storia del cinema.

Hazanavicius poteva fare un film bello e di grande impatto realizzando muto il film dentro al film, ma girando normalmente tutto il resto. La grande intuizione, invece, è quella di fare un omaggio a un certo tipo di film muto facendo a sua volta un film muto in tutto e per tutto! Di fatto quella di Hazanavicius è stata una follia: realizzare un film muto nel 2011. Ma è stata una follia geniale.

Il regista francese è riuscito ad intrattenere un ampio pubblico con un film muto nel 2011 (quasi un secolo dopo l’avvento del sonoro) e lo ha fatto, anche e soprattutto, con una qualità registica di altissimo livello che segue i dettami di un’idea vincente. I grandi registi sono tali perché oltre alla sapienza tecnica una uniscono una spiccata originalità compositiva. Per questo l’Oscar alla regia assegnato a Michel Hazanavicius è pienamente meritato.

The Artist è, per questi motivi, un film irripetibile che è rimasto un unicum nella filmografia mondiale.

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  1. “Babylon”: il caos e l’eccesso di Hollywood nella strepitosa regia di Chazelle – SOLARIS

    […] l’avvento del sonoro (proprio in questo senso il riferimento a Singin’ in the Rain e The Artist è esplicito tanto quanto svelato nel […]

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