Cronache di poveri amanti (1954), terzo film del regista Carlo Lizzani dopo Achtung! Banditi! (1951) e Ai margini della metropoli (1953), è tratto dall’omonimo romanzo di Vasco Pratolini apparso nel 1946.
Lo stesso scrittore, abbandonato da Luchino Visconti in fase di progetto, fornì a Lizzani l’occasione per la trasposizione cinematografica del suo romanzo a cui prese parte attivamente. Il film ottenne un grande successo nelle sale italiane, fu presentato al Festival di Cannes del 1954 ottenendo il massimo riconoscimento dell’epoca, il Prix International, e vinse inoltre due Nastri d’argento per la miglior musica e la migliore scenografia.
Ambientato fra il 1925 e il 1926, nel clima dell’Italia mussoliniana, il film narra una vicenda corale in cui si fondono voci profondamente diverse ma figlie dello stesso territorio e della stessa epoca storica. L’occhio del regista, e prima di lui quello dello scrittore, si immerge nella vita di una semplice contrada situata in un quartiere popolare fra Palazzo Vecchio e Santa Croce: via del Corno.

Nel raggio di questi cinquanta metri di strada si compiono le esistenze e le vicende dei personaggi, definiti “cornacchiai”: gioco di parole che fonde il nome degli abitanti di via del Corno e il gracidare delle cornacchie, alludendo al tipico ciarlare delle contrade di paese.
La vicenda ha inizio con il trasferimento in via del Corno del “tipografino” Mario (Gabriele Tinti) che, per avvicinarsi a Bianca (Eva Vanicek), si ritrova a condividere la quotidianità e i contrasti di quella piccola realtà popolare. Il suo padrone di casa, il maniscalco da tutti chiamato Maciste (Adolfo Consolini), è infatti un noto antifascista e come il suo vivace amico Ugo (Marcello Mastroianni), è costretto a tollerare la sgradita presenza nella strada del ragioniere Carlino e il suo collega Osvaldo, due convinti fascisti.
Fra gli altri vicini: il carbonaio Nesi, il ciabattino Staderini; Ristori, proprietario di un alberghetto che ospita alcune prostitute, fra cui Elisa (Cosetta Greco), nota amante di Nanni, l’«ammonito» della via; Alfredo Campolmi (Giuliano Montaldo), proprietario della pizzicheria e fresco sposo di Milena (Antonella Lualdi), uno degli “Angeli di via del Corno” con Bianca, Clara (Irene Cefaro) e Aurora. Ad incarnare il potere in via del Corno è la “Signora” (Wanda Capodaglio), una ex maitresse, costretta a rimanere in casa ma costantemente informata di quanto accade nella via grazie all’orecchio attento della serva Gesuina (Anna Maria Ferrero).
In via del Corno abitano gli amori, i dolori, gli ideali, le insonnie che in quegli anni abitano un intero paese. Le singole storie si confondono in un respiro comune, di abitudini ed esperienze condivise anche dallo stesso Pratolini che aveva abitato in quella strada con la nonna durante i suoi anni giovanili. Fra i personaggi si intessono storie di amori malinconici, sfuggenti, sbagliati, in un periodo storico in cui la vita è una conquista e assecondare i propri sentimenti è il lusso di quei pochi che ne hanno ancora la forza.

Lizzani propone con questo film un’idea di neorealismo dinamico, che si apre alle nuove istanze del cinema, dando forma sottile ai conflitti nascenti nell’orizzonte di una monotona e semplice quotidianità che ci viene posta secondo molteplici punti di vista, incarnati dalle diverse finestre che sporgono sulla strada.
Lo scenario, contrariamente alla pratica neorealista di girare in luoghi reali, appare parzialmente ricostruito secondo il volere del regista. I protagonisti sono per lo più attori professionisti, alcuni in rampa di lancio fra i quali Marcello Mastroianni, che non aveva mai recitato una parte drammatica e dimostra qui una grande capacità mimetica, e una giovanissima Anna Maria Ferrero. Come retaggio del tipico stile neorealista, nel ricorso ad attori non professionisti resta la scelta di Adolfo Consolini, campione olimpionico di lancio del disco assoldato per questa sua unica esperienza cinematografica nel ruolo di “Maciste”.
Cronache di poveri amanti e non solo: ideali, resistenze, turbamenti sono tessuti insieme in una trama fitta di personaggi e situazioni in cui lo spettatore, senza rendersene conto, entra quasi subito a far parte.
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