Le Bonheur Agnes Varda

“Le Bonheur”: l’amore secondo Varda in un lavoro visivamente stupendo

Il verde prato dell’amore (Le Bonheur) è un film del 1965 di Agnes Varda, vincitore dell’Orso d’argento a Berlino.

François è un giovane e attraente falegname che vive felicemente insieme alla moglie Thérèse e ai due piccoli figli. Tutto sembra scorrere serenamente e gioiosamente per la giovane famiglia, quando improvvisamente François incontra Emilie, una dipendente delle poste, e se ne innamora.

I due, così, danno inizio ad una relazione adulterina, ma la disposizione d’animo del protagonista è del tutto singolare: non vuole e non intende lasciare la moglie per congiungersi a Emilie. François, infatti, in questa situazione sembra raggiungere il massimo della sua felicità: vive con gioia i momenti con la famiglia e quelli con Emilie, amando allo stesso tempo entrambe le donne.

François comunica candidamente la cosa alla moglie che dapprima reagisce in modo vagamente comprensivo, poi tragicamente. Nonostante questo il messaggio finale del film è un messaggio d’amore, puro e totale, senza incrinature.

Le Bonheur AGnes Varda

Le Bonheur è senza dubbio una dei lavori di fiction più noti e riusciti di Agnes Varda, uno di quelli che la regista ha dichiarato di aver realizzato in tempi lampo, sia per quanto riguarda la scrittura che per il momento delle riprese.

Le tematiche sono quelle tipiche del cinema di Varda: l’amore in primis, in questo caso l’amore adulterino. Un modo di trattare l’adulterio che si pone in netto contrasto con l’ideologia del tempo: non a caso il film fu vietato per tanti anni ai minori di 18 anni.

Il messaggio d’amore incarnato da François trova corrispondenza solo ora, nella contemporaneità, un’epoca in cui l’amore, come molte altre realtà sociali e relazionali, è divenute molto più fluido scardinando i principi che lo regolavano nel secolo scorso. Il fatto che che Varda, in questo senso, abbia agito da precursore è cosa nota.

Le Bonheur

Ma Il verde prato dell’amore si connota anche per molte altre cose, a livello stilistico. Innanzitutto visivamente è un film bellissimo: la fotografia è pazzesca per quanto è bella, con una saturazione dei colori molto accentuati che conferisce vita e brillantezza a tutti i personaggi.

Alcune sequenze, per la simmetria della composizione dell’inquadratura e per l’uso del colore, anticipano lo stile tipico di Wes Anderson che, non a caso, ha affermato più volte di considerare alcune parti di filmografia di Agnes Varda come centrali per la sua formazione artistica.

Ma, oltre a una qualità dell’immagine veramente alta, c’è anche una regia di altrettanta qualità. La macchina da presa si muove sapientemente e registicamente questo è un film praticamente perfetto.

Varda, poi, si lascia andare anche a qualche virtuosismo tecnico come l’overlapping editing, ossia il mostrare fotogrammi di uno stesso movimento per più volte consecutive, nel tentativo di conferire ripetitività a una scena marcandone l’importanza. Un espediente tecnico usatissimo, per esempio, da Sergej Ejzenstejn in un film come Ottobre.

Le Bonheur si attesta così come un ottimo film nel suo complesso, ma soprattutto è un ottimo film dal punto di vista tecnico: un manuale da cui prendere appunti per molti addetti ai lavori.

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