La regina d'Africa Huston

“La regina d’Africa”, dove s’incontrnano la Hepburn e il Bogart drammatico

La regina d’Africa (The African Queen) è un film del 1951 di John Huston con Katharine Hepburn e Humphrey Bogart.

Africa orientale tedesca, 1914. Rose (Katharine Hepburn) è la sorella di un predicatore; Charlie Allnutt (Humphrey Bogart), invece, è un rustico barcaiolo canadese occupato nel commercio. Improvvisamente la Prima Guerra Mondiale irrompe anche nelle colonie africane e l’esercito tedesco arriva ad occupare le zone in cui vivono i protagonisti della pellicola.

Quella specifica regione viene data alla fiamme e tutta la popolazione è costretta a scappare. Rimane solo Rose insieme al fratello che, però, nel frattempo ha perso il senno e muore nel giro di poco tempo. A Rose, quindi, non resta che affidarsi all’unico uomo rimasto, ovvero Charlie. I due, a bordo della “Regina d’Africa” – così è denominata la barca di Charlie -, si pongono come obiettivo quello di tentare la fuga scontrandosi con i tedeschi e cercando magari di silurare un loro battello di riferimento.

Così inizia l’odissea dei due personaggi principali che sarà, oltre ad un viaggio della salvezza e dell’impegno civile, anche un viaggio conoscitivo come singoli individui e come coppia. I due, infatti, tanto diversi fra loro, impareranno a smussare i loro caratteri e ad entrare in sintonia e poi in simpatia con l’altro in un legame che, col passare del tempo, diventa sempre più stringente e sentimentale.

Si tratta della pellicola che ha consegnato il primo e unico premio Oscar a Humphrey Bogart. Proprio nel film con cui l’attore americano è voluto uscire dal suo solito personaggio noir e poliziesco andando a interpretare un ruolo drammatico che ha smentito le malelingue che lo additavano come attore limitato e che lo ha consacrato come interprete a tutto tondo.

Un film che ha dell’eccezionale anche perché vede riuniti insieme due delle massime star hollywoodiane del tempo nello stesso lavoro e, probabilmente, nel momento più alto della loro carriera – o almeno sicuramente di Bogart; difficile dire lo stesso per la Hepburn che ha mantenuto un livello altissimo anche nei decenni successivi.

Proprio per la Hepburn, qui al suo primo lavoro con John Huston, non è stato facile entrare nei panni del personaggio. E, a proposito, è interessante un aneddoto secondo cui il regista, non contento della sua interpretazione, le suggerì di recitare prendendo ispirazione dalle pose di Eleanor Roosevolt, quindi mantenendo un sorriso forzato e distaccato anche nelle situazioni più tragiche, attraverso un riserbo costante.

La Hepburn accolse al meglio il consiglio sostenendo anche successivamente che quello è stato il miglior consiglio di regia che ebbe mai ricevuto nella propria carriera.

E, infine, c’è la mano, già citata indirettamente, di un cineasta impeccabile e longevo come John Huston che lavora al meglio con la sceneggiatura a disposizione andando a scandire una trama narrativa ed emotiva che non ha praticamente mai cali di tensione.

Da tutto questo esce fuori La regina d’Africa, ovvero quello che è, di fatto, un film a due voci, quelle di Bogart e di Hepburn. Una sorta di river movie, se così si può definire un road movie ante litteram, non ambientato su un asfalto ma lungo una corrente fluviale.

La potenza di questo film sta nella grande capacità di unire narrazione sapientemente orchestrata e forza dialogica. Una forza dialogica incarnata da due dei più grandi attori del tempo che svolgono un lavoro rimarchevole sui loro personaggi: Hepburn da donna pudica e riservata si trasforma in passionale e coraggiosa; Bogart da rustico e scostante a amorevole e curato.

Metti insieme un grande narratore e due grandi interpreti e il risultato non può che essere vincente.

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