Settembre Woody Allen

“Settembre”, quando Woody Allen provò (più volte) a rifare Bergman e Cechov

Settembre (September) è un film del 1987 scritto e diretto da Woody Allen con Mia Farrow e Dianne Wiest.

Lane (Mia Farrow) ha una casa di vacanze nel Vermont dove trascorre il periodo estivo insieme all’amica Stephanie (Diannie West), lo scrittore Peter (Sam Weterston) e il vicino di casa Howard (Denholm Elliott). Lane ha una relazione con Peter di cui è profondamente innamorata, ma lui in realtà è innamorato di Stephanie che, nonostante sia sposata, ricambia il suo sentimento. Howard, nel frattempo, nonostante sia molto più grande di Lane si è invaghito della padrona di casa.

Settembre è alle porte e quindi il periodo estivo, fatto di intrighi d’amore e passioni taciute, sta per volgere al termine. A ciò si aggiunge il fatto che la madre di Lane con l’attuale compagno raggiunge la figlia nella casa estiva riportando alla luce antiche scorie famigliare e traumi giovanili sempre pronti a riaffiorare.

La cosiddetta cena d’addio fra tutti questi personaggi, tenuta nella casa di Lane, è la scintilla che fa esplodere e venire a galla tutti i sentimenti e le verità che fino ad allora erano state omesse e nascoste. Tra amori che esplodono (in entrambi i sensi: sia che sbocciano che finiscono), rancori che emergono e intrecci sentimentali sempre più delicati.

Settembre Woody Allen

Allen, con questo lavoro non particolarmente noto nella sua filmografia, tenta di fare quello che viene definito “dramma da camera”. Il film, infatti, è tutto ambientato all’interno della casa di vacanze (che, originalmente, doveva realmente essere la dimora estiva della Farrow) e non c’è alcuna ripresa in esterno.

Inoltre il tempo della storia equivale praticamente al tempo del racconto rendendo la sceneggiatura e la resa del film molto simile a un dramma teatrale. Non a caso una delle volontà del regista newyorchese nel realizzare questa pellicola era quella di ricreare un dramma alla Cechov, pensando soprattutto al celebre Zio Vanja. Ma si è parlato di “dramma da camera” e allora non si può non pensare a Ingmar Bergman, notoriamente uno dei più grandi e imprescindibili riferimenti di Allen.

La stesura della sceneggiatura, quindi, insegue questi due modelli nel tentativo di ricreare qualcosa che esce dai soliti stilemi alleniani, azzerando quasi completamente il tipico humour del regista di Io e Annie e rendendo il film un denso (e anche pesante) dramma. E, essendo un kammerspiel, il montaggio è ridotto all’osso e le inquadrature sono per lo maggior parte fisse.

Settembre Woody Allen

Settembre, per stessa ammissione del diretto interessato, è stato uno dei maggiori flop al botteghino di Allen insieme a Una commedia sexy in una notte di mezza estate. La particolarità di questo lavoro è anche che è stato girato interamente per due volte. Dopo averlo finito una prima volta, Allen non era affatto soddisfatto del risultato; così ha sostituito interamente il cast – fatta eccezione per la Farrow e la Wiest – e lo ha realizzato una seconda volta facendo così gonfiare il budget a dismisura provocando il suddetto flop. Che poi pare che non fosse soddisfatto nemmeno della seconda versione, ma non ne realizzò una terza.

Che ne è quindi di Settembre? Secondo alcuni è uno dei peggiori film alleniani. Secondo chi scrive, invece, merita un’attenzione maggiore. Non è sicuramente un film dei migliori fra la cinquantina del regista newyorchese, ma nemmeno uno di quelli che toccano il fondo. E’ evidente lo sforzo e il sudore presenti dietro la sceneggiatura che, a volte, risulta un po’ troppo rigida e appesantita. E questo, in effetti, è il più grande difetto della pellicola: se un film di un’ora e venti minuti scarsi risulta pesante qualche problema c’è.

Tuttavia, la struttura drammatica non è così fatiscente e si regge in piedi in modo abbastanza solido. Sta di fatto che Settembre è un film che rivedremmo per provare ad andarci più a fondo (a differenza di altri che ci hanno convinto molto meno). Se cercate l’Allen più drammatico e bergmaniano qui lo troverete.

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