Decision to Leave Park Chan-wook

“Decision to Leave”: l’ossessione di una storia d’amore viscerale tra morti e montagne

“Il momento in cui hai detto che mi amavi, il tuo amore è finito. Il momento in cui il tuo amore è finito, è iniziato il mio“.

E’ la frase che riassume e condensa Decision to Leave (2022), l’ultimo film di Park Chan-wook, vincitore del premio per la miglior regia al Festival di Cannes dello scorso anno.

Il detective Jang Hae-jun è un investigatore serio e scrupoloso, soffre d’insonnia e vede la moglie solo nei fine settimana. Col suo collega si ritrovare ad indagare sul caso di un sessantenne scalatore trovato morto ai piedi di una montagna. I due investigatori si interfacciano così con Seo-rae, la moglie molto più giovane del defunto, immigrata cinese.

Fra Jang Hae-jun e Seo-rae s’instaura subito una sintonia particolare: il detective è affascinato dalla ragazza e i suoi famosi metodi di pedinamento e appostamento diventano l’occasione per entrare nell’intimità della donna che è entrata all’improvviso nella sua vita e che gli ha suscitato un interessamento morboso. Ma il detective crede anche sempre di meno al suicidio per quanto riguarda la morte del marito e allora la figura di Seo-rae diventa sempre più frastagliata, ingannevole e oscura.

Queste premesse sono solo l’inizio di una storia d’amore ossessiva che sarà sfondo e proscenio di omicidi in una trama thriller che da trama principale diventa secondaria lasciando spazio a una storia d’amore impossibile, continuamente sul filo del rasoio dal punto di vista etico e passionale.

Decision to Leave

Park Chan-wook ha la straordinaria capacità di catturarti dentro lo schermo e di portarti dentro alla storia che racconta come se anche tu facessi parte della scena stessa. E ovviamente non è un effetto casuale, ma precisamente studiato: allo spettatore succede esattamente quello che accade quando Jang Hae-jun spia Seo-rae e, attraverso il suo binocolo, gli sembra di stare con lei a compiere le azioni che sta compiendo.

Ecco, il voyeurismo e il punto di vista sono due aspetti da tenere sempre benissimo in mente quando si parla di Park Chan-wook. Un voyeurismo che diventa spesso mania e ossessione, e un punto di vista che cambia completamente nel suo essere ingarbugliato come un gomitolo.

Compenetrazioni temporali e spaziali: sono due elementi tipici del regista coreano. In questo caso ad essere persistenti e a funzionare al meglio sono quelli spaziali che fanno smarrire il pubblico nella mente e nei movimenti del detective tanto quanto lui rimane smarrito dal sentimento inspiegabile ma totale che prova per Seo-rae. Un sentimento che poi si rovescia e coinvolge anche la ragazza diventando davvero ossessione dentro l’impossibilità della realizzazione.

Proprio in questo senso la regia è veramente ben realizzata e coordinata: è il solito grande labirinto che il regista di Oldboy (2003) costruisce e continua a costruire con grande maestria. L’ossessione, finanche violenta ed estrema, e la visceralità delle passioni sono le grandi costanti del suo cinema.

A livello di sceneggiatura la prima ora è quella più strettamente crime, poi da quel momento esplode la storia d’amore e tutto diventa contorno a questa. Un contorno, ovviamente, che in ogni caso mantiene la sua importanza e non diventa mai frivolo.

La parte dal minuto 60′ al minuto 120′ probabilmente è quella che scorre più lenta ed è meno impattante delle altre, ma funziona dell’ottica di mostrare un amore che è come un fiume sotterraneo, pronto a riesplodere quando sembrava seppellito.

In tutto questo di grande impatto è la prova attoriale dei due protagonisti dentro a una fotografia molto satura e dai toni caldi che è funzionale nel portare lo spettatore sempre dentro la storia e mai fuori nell’intento di creare una compartecipazione emotiva profonda.

Decision to Leave è un film potente a livello di storia e come sapienza nell’utilizzo dell’arte cinematografia. Park Chan-wook si conferma un grande autore oltre che un grande regista: una mente capace di creare storie diverse, ma sempre dentro un immaginario ben preciso e identificabile. La sua Corea è profondamente coreana, ma è altrettanto riconoscibile nel suo tocco passionale e travolgente.

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