Aftersun

“Aftersun”, la forza emotiva del ricordo per ritrovare sé stessi e il proprio padre

Aftersun (2023) è il primo lungometraggio della giovanissima regista Charlotte Wells.

Sophie, ormai adulta, recupera il filmino di una vacanza in Turchia che ha fatto quando aveva nove anni col giovane padre. Questo ritrovamento è la spinta per ripensare a quella vacanza e, in generale, al padre e al loro rapporto.

Questa è esattamente la trama del film: la storia di un rapporto padre/figlia che nasce dal ritrovamento di materiale audiovisivo a cui viene data vita. Circa un’ora e quaranta di visione in cui viene mostrata la vacanza della piccola Sophie (Frankie Corio), bambina intelligente e per certi versi già indipendente, col giovane padre Calum (Paul Mescal).

Poi durante il film non succede molto di più. E’ come quando si è ospiti a cena da alcuni amici e questi amici, dopo il dessert, propongono di trasferirsi sul divano a vedere alcune foto o video della vacanza esotica che hanno da poco trascorso.

Una pratica che forse era più in voga qualche anno fa, ma che è ancora abbastanza contemporanea. Una pratica che, tra le altre cose, spesso può rivelarsi anche tremendamente noiosa per l’ospite.

Proprio in questo senso il merito di Charlotte Wells è quello di farci sentire degli ospiti interessati e coinvolti nel filmino delle vacanze che ci mostra. La grande forza è il fatto di trasformare una storia privatissima in una storia universale in cui possiamo raffigurarci a nostra volta e vederci in controluce.

Aftersun

La bravura della giovane regista è proprio quella di riuscire a creare una profonda empatia tra spettatore e personaggi. Infatti, durante e dopo la visione, ci sentiamo un po’ come la protagonista del film e ci ritroviamo a scavare nella nostra memoria per cercare qualcosa di simile, qualche viaggio o esperienza che sia stata punto cruciale del rapporto con nostro padre o nostra madre.

Charlotte Wells, infatti, ci porta con una delicatezza unica dentro la storia di questa bambina perspicace e di questo padre giovane che sembra quasi un fratello. I ritmi della pellicola sono estremamente lenti e riflessivi, e vanno a formare un flusso continuo come se non ci fossero veramente degli stacchi tra una scena e l’altra.

A volte la cinepresa si dilunga e dilata i momenti: si sofferma sui volti dei protagonisti e sulle loro azioni, sia come coppia che come singoli individui. E in questo senso il personaggio di Calum è veramente interessante da capire a fondo. Lo spettatore lo vede sempre da vicinissimo, ma nemmeno dopo la fine riesce a capire veramente il suo stato d’animo.

Dietro l’enorme affetto che nutre per la figlia, Calum è avvolto da un sottile ma invadente cono d’ombra. Quando si ritrova solo lo vediamo piangere, buttarsi in mare a notte fonda e in generale agire come chi è sul punto di perdersi o suicidarsi. E’ come se il personaggio fosse turbato da un costante rumore bianco dietro alla patina di tranquillità e amorevolezza che è presente in superficie. E, sia chiaro, non è affatto un personaggio negativo, ma lo spettatore percepisce questo strato di dolore e, infatti, una delle domande più forti che ci si pone alla fine del film è su quello che gli sarà poi successo.

E parlando di questo personaggio non si può non menzionare l’ottimo lavoro fatto da Paul Mescal che riesce ad unire numerose sfaccettature dentro alla sua caratterizzazione dando una versione delle cose sempre chiaroscurata.

Per quanto riguarda l’impatto estetico e le scelte registiche, Aftersun è un film che sembra essere uscito direttamente dalla New Hollywood adattato ai tempi attuali. Il primo nome che viene in mente come paragone registico è decisamente quello di Sean Baker.

Poi, se si volesse enucleare la scena più coinvolgente e pregante del film sicuramente menzioneremmo quella incastonata da quel capolavoro musicale che è Under Pressure. E’ il momento in cui confluisce tutto il pathos, in cui padre e figlia si lasciano andare e diventano una cosa sola, e dove la Sophie adulta e la Sophie bambina si fondono e vivono allo stesso tempo un’ultima danza col padre. Davvero toccante.

Aftersun è un film che non ti aspetti da una regista all’esordio per la maturità stilistica e tecnica nel sapere rendere trasversale una storia e un tema che sarebbero molto privati. E’ un film che tira in ballo le emozioni e ne tira fuori il meglio, non scadendo mai nel patetico. Un viaggio nella memoria alla ricerca di sé stessi che coinvolgerà anche lo spettatore.

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