“Tar” è un film scritto, prodotto e diretto da Todd Field con protagonista Cate Blanchett. La pellicola è uscita in Italia il 9 febbraio 2023.
Lydia Tar è una delle più grandi compositrici e direttrici d’orchestra e la prima donna direttrice principale di una grande orchestra tedesca come quella di Berlino. E’ una figura di assoluto spicco e il film inizialmente mostra il momento di picco della sua carriera immergendo lo spettatore totalmente nel mondo della musica classica.
Poi la pellicola si apre al lato umano della compositrice: omosessuale, convive con il primo violino della sua orchestra, ha una figlia adottiva e soprattutto con delle ombre e uno scandalo che si stanno per stagliare sulla sua vita e sulla sua reputazione. Infatti una giovane e promettente direttrice d’orchestra muore suicida rivelando dei rapporti non chiari con la protagonista.
“Tar” è un’immersione profonda nel mondo della musica classica prima e di un animo umano poi. Sono due immersioni allo stesso modo potenti e rivelatorie. Anche chi non è esperto dell’universo che comprende direttori d’orchestra e compositori può rimanere affascinato e coinvolto dagli aspetti del mestiere. Proprio a proposito, il film si apre con 20 minuti di campo-controcampo in cui Lydia Tar affronta un’intervista in un talk show in cui parla della sua formazione musicale: qualcuno potrebbe gridare alla noia, invece il tutto risulta molto interessante e intrattenente.

Il film, tra le altre cose, dura circa 2 ore e 40 minuti. Alcuni potrebbero dire che qua e là si poteva tagliare qualcosa e, in effetti, in diversi momenti le scene si dilatano e si prolungano dando un senso di gelida compostezza, come se qualcosa stesse per esplodere ma non lo fai mai davvero. Ebbene, anche questi momenti, almeno secondo chi scrive, non risultano mai eccessivamente dilatati, ma si accordano perfettamente con quello che è il ritmo e lo spartito (volendo fare, appunto, una metafora musicale) del film.
Come si diceva, lentamente il focus dal mondo della musica classica si sposta sul personaggio andando a scavare dentro le debolezze e fragilità di una donna che, all’inizio, sembrava inscalfibile. Il dramma umano di Lydia Tar, in ogni caso, non è mai tragicizzato o espressionisticamente cavalcato: tutto viene raccontato secondo un registro medio che mantiene sempre un certo distacco dalle cose. Il che, a volte potrebbe essere un difetto, ma in questo caso è un pregio.
Lo spettatore, infatti, è così portato a non giudicare Lydia Tar, ma a vedere soltanto quello che le accade, a differenza di quello che invece succedo proprio sullo scherma dove Tar viene ben presto ostracizzata. E qui arriva potente e decisa anche la critica del regista a quella che è la società attuale in cui, spesso e volentieri, una accusa equivale a una condanna.

In questo magma si erge la prova attoriale superba e strepitosa di Cate Blanchett – forse anche la migliore di una già straordinaria carriera. Todd Field voleva lei e lei soltanto per questo ruolo e avrebbe mandato tutto a monte se non l’avesse avuta.
Blanchett, infatti, è perfetta nell’essere gelida, rigorosa, diamantina e poi furente, umorale e scostante. Nessuno come lei avrebbe potuto intrepretare il ruolo con quella fredda eleganza che la caratterizza. Poi altrettanto strepitoso è il lavoro che ha fatto per poter realizzare questo film: ha imparato nuovamente a suonare il pianoforte, appreso il tedesco e le è stato insegnato come dirigere un’orchestra. I momenti in cui dirige i suoi musicisti, infatti, sono di grande potenza emotiva. Insomma, chapeau!
“Tar” è il film di un regista semi-esordiente che sembra già clamorosamente maturo. Infatti la pellicola è stato in gestazione per più di un decennio prima di vedere la luce. E, come detto, la mano di Todd Field sembra già quella sapiente di un regista navigato. La sua regia è ordinatissima, dallo sguardo quasi tagliente per quanto preciso, con un occhio a tratti gelido per la distanza che pone fra sé e le cose. Allo stesso tempo, però, riesce a tenere tutto insieme e a realizzare un prodotto dalla grandissima unità interna.
Volendo riassumere: “Tar” è una grande opera d’autore che assomiglia già molto a un capolavoro.
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