Gli spiriti dell'isola McDonagh

“Gli spiriti dell’isola”: un profondo dramma umano prima che una black comedy

Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin) è l’ultimo film di Martin McDonagh attualmente nelle sale italiane.

Sullo sfondo della guerra d’indipendenza irlandese intorno agli anni Venti del Novecento, il film prende le mosse dalla vita monotona e anche noiosa di un’isola chiamata Inisherin, dove gli avvenimenti sono sempre gli stessi e l’essenza degli uomini è la loro routine.

Colm (Brendan Gleeson) ad un certo punto si annoia di vivere la stessa identica vita ogni giorno, mentre vorrebbe essere ricordato per qualcosa negli anni avvenire – nel suo caso la musica, essendo un bravo violinista – al posto di vivere un’esistenza grigia e anonima. Questa sua improvvisa forma di disprezzo e sdegno riguardo la vita che sta vivendo si ripercuote sul migliore amico Padraic (Colin Farrell).

Padraic è un uomo estremamente semplice che vive di piccole cose: quello che in paese viene conosciuto come un uomo gentile e benevolo con tutti, ma, appunto, un po’ sciocco e noioso. Colm non sopporta più la sua banalità e quindi gli intima di non parlargli più e di lasciarlo in pace, provocando una escalation di eventi e scontri fino ad arrivare all’automutilazione per dissuadere l’amico dall’infastidirlo.

Colm è un uomo introspettivo, silenzioso e riflessivo. Un uomo che si accorge, forse troppo tardi, che in fondo quella monotona vita sull’isola gli è stata sempre stretta. E quando arriva a questa consapevolezza la sua amicizia con Padraic non può che finire. Quest’ultimo, infatti, è un tipo umano opposto: semplice, senza ambizioni, sciocco e ingenuo. Insomma, il classico uomo buono e semplice di paese. Senza che questo abbia un’accezione negativa come invece lo si fa pesare a Padraic.

Gli spiriti dell'isola McDonagh

Allora arriva la separazione fra i due e ovviamente la cosa lascia indifeso Padraic che non si capacita dell’improvviso mutamento d’animo dell’ormai ex amico Colm. In questo senso le due evoluzioni dei personaggi all’interno del film sono una parabola cinematografica perfetta all’interno di uno scavo psicologico veramente raffinato.

Padraic si muove tra incapacità di accettare la scelta dell’amico e di riuscire a vivere secondo le sue richieste, volontà di smarcarsi dall’etichetta di “bravo ragazzo” ma allo stesso rimanere gentile e non diventare quello che è diventato il suo amico, desiderio di accettazione da parte di chi gli sta accanto e così via. La penna di McDonagh e l’interpretazione di Farrell danno vita a un personaggio estremamente frastagliato e complesso che ci dà uno spaccato di quello che può essere l’uomo insulare o l’uomo di paese.

Ma alla fine ci si chiede: è più folle lo sciocco Padraic o la testardaggine dell’amico Colm? Quanto può essere saggio arrivare ad auto-mutilarsi e diventare scontroso col prossimo nel tentativo di inseguire un qualche desiderio di posterità o di superiorità rispetto agli altri? E in questo senso è eccezionalmente scritto il dialogo al pub in cui Padraic ubriaco e in un momento di spiccata saggezza si rivolge al Colm: vale la pena inseguire un barlume illusorio di fama a costo di diventare scontroso e maleducato con chi ti è sempre stato accanto? Non è altrettanto confortante il fatto che il tuo ricordo sarà mantenuto nell’affetto dei tuoi cari? E, facendo questa considerazione, non possono non venire in mente i sepolcri foscoliani.

Gli spiriti dell'isola McDona

Potremmo andare avanti con questo tipo di lettura, ma torniamo al cinema in senso stretto. Il film è magistralmente eseguito, soprattutto dal punto di vista dello sceneggiatura che è un vero esempio per chiunque volesse avvicinarsi al mestiere. McDonagh riesce a creare dei dialoghi di pregevolissima fattura in cui unisce lo humour tipico delle sue black comedy insieme a uno sguardo malinconico e amaro sulla realtà.

Quella che può sembrare a tratti una commedia, in realtà è profondamente un dramma che tocca alcuni degli abissi più profondi e fragili dell’animo umano. Interessante anche una brevissima sequenza di alto lirismo in cui Padraic vede all’orizzonte degli spari e dice, rivolgendosi alla guerra: “Buona fortuna a tutti … per qualunque cosa voi stiate combattendo”. Tema che poi torna anche nel finale della pellicola.

Poi, oltre a delle scenografie meravigliose e a un’ottima fotografia, ci sono anche delle grandi prove attoriali. E’ vero che quando una sceneggiatura è scritta così bene è più semplice per gli attori dare il meglio di sé; tuttavia Colin Farrell regala una delle sue tre migliori prove attoriali di sempre. E non sono da meno le performance di Brendan Gleeson, Barry Keoghan e Kerry Condon.

Gli spiriti dell’isola è un grande film, sapientemente scritto e interpretato. Un grande dramma umano, prima che un film con diversi momenti da commedia. Un film che potrebbe diventare già un classico per la grandiosa struttura narrativa e per i tarli che lascia nell’animo dello spettatore.

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