Fairytale è l’ultimo film di Aleksandr Sokurov. Un film che conferma lo sperimentalismo e la visionarietà del noto cineasta russo.
In una sorta di limbo avvolto dalla nebbia si ritrovano Stalin, Hitler, Mussolini e Churchill. I quattro (ma in realtà saranno molti di più perché di ogni personaggio sono presenti contemporaneamente più momenti storici dello stesso) discutono fra loro delle loro idee politiche, dei rapporti reciproci e del giudizio di Dio che li attende.
Già questa premessa basterebbe per rendere il tutto straniante e, perché no, intrigante. L’altra cosa decisamente coinvolgente è che Sokurov, assecondando ancora la sua vena sperimentalista, realizza una sorta di film animato senza utilizzare attori nelle parti delle quattro figure storiche, ma animando appunto numerosi materiali d’archivio.
Il risultato è alquanto suggestivo e spaesante. Del resto si tratta di un film di 78 minuti in cui, di fatto, accade poco o nulla. In cui la scenografia è praticamente la stessa e in cui si assiste solo agli scambi di battute tra i vari personaggi o tra le varie versioni dei personaggi.
Proviamo a leggere il tutto attraverso un punto di vista storico – con il grande ausilio di Pietro Cardelli, laureando in Storia presso l’Università di Bologna – per tentare di scovare qualche sotteso messaggio da parte del regista.

Stalin è sicuramente dei quattro il personaggio più affrontato e approfondito per quanto riguarda la caratterizzazione. Spesso, attraverso le sue parole, fin da uno primo scambio di parole con lo stesso Gesù, ritorna il tema religioso. Il dittatore russo in vita era un comunista ateo, ma aveva frequentato in giovane età degli studi seminaristici. “Per protesta contro il regime umiliante e i metodi gesuiti che c’erano in seminario, ero pronto a diventare e sono diventato davvero un rivoluzionario, un sostenitore del marxismo“. Queste alcune delle parole usate da Stalin storicamente riguardo la sua opposizione alla religione.
I quattro personaggi, poi, si chiamano reciprocamente per soprannome come a sottolineare la fraternità che scorre fra di loro. Questa dimensione intima e quasi famigliare prosegue anche nei continui ripensamenti che i quattro personaggi lamentano continuamente riguardo la loro vita.
Rimorsi e rimpianti non tanto politici, quanto sentimentali. Mussolini per quanto riguarda il rapporto con la Petacci, Churchill nelle invocazioni costanti alla moglie e alla regina, Hitler nella citazione della relazione segreta che aveva intrattenuto con la figlia di Wagner (relazione tenuta allora segreta a causa della grande differenza d’età che incorreva fra i due).
Ma è ancora Stalin quello che viene maggiormente analizzato da questo punto di vista. Prima viene rappresentato come impassibile, poi dubbioso e titubante mentre si chiede se abbia partecipato al funerale della madre. Effettivamente i rapporti fra i due furono complessi: probabilmente in vita il dittatore russo provò timore realmente solo nei confronti di sua madre.
Il loro legame era tutto fuorché idilliaco, anzi spesso la madre lanciava punte di veleno contro il figlio, sostenendo che avrebbe preferito che fosse diventato prete. Quando il 4 giugno 1937 Geladze morì, Stalin non si presentò al funerale, ma mandò solamente il fido Berija a portare la bara e una corona di fiori con dedica.

I due bersagli evidenti della pellicola sono Hitler e Mussolini: il primo più remissivo e caricaturale, il secondo sempre smargiasso e affabulatore. La figura di Churchill, invece, è molto più pacata e meditativa: alla continua ricerca di un colloquio privato con Stalin, l’unico di cui realmente si fida.
Churchill ovviamente è il “salvato” dei quattro: quello che viene ammesso da Dio mentre Mussolini e Hitler sono impegnati a farsi ancora acclamare dalle folle dell’oltretomba. E non manca qui una potente critica di Sokurov contro il potere della folla e di quei popoli che hanno autorizzato e alimentato il potere dei dittatori.
In ogni caso, la parte migliore della pellicola sembra essere quella che indaga l’aspetto privato dei personaggi. Soprattutto per quanto riguarda la figura di Stalin che pare essere quella più riuscita e variegata.
Fairytale è quindi una pellicola totalmente diversa da ogni altra che troverete attualmente nelle sale. Una pellicola che si rivolge a un pubblico di nicchia, ma che allo stesso tempo riesce a calamitare l’attenzione di tanti nonostante le sue evidenti particolarità.
Sokurov si conferma essere un autore completamente lontano dalla corrente che continua a sfidare i limiti del mezzo cinematografico ritornando a toccare delicate questioni storico-esistenziali a lui tanto care.
(Articolo a cura di Francesco Catalano e Pietro Cardelli)
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