Il pasto nudo Cronenberg

“Il pasto nudo”: il personaggio Borroughs nella mente di Cronenberg

Il pasto nudo (Naked Lunch) è un film del 1991 di David Cronenberg, liberamente ispirato all’omonimo romanzo di William S. Borroughs.

William Lee (Peter Weller), detto Bill, è un disinfestatore di scarafaggi che uccide attraverso una particolare polverina gialla. Questa stessa polvere viene usata dalla popolazione e dalla moglie in particolare come sostanza stupefacente.

Bill, però, è anche un agente segreto di un’organizzazione che comunica con lui attraverso la sua macchina da scrivere assumendo sia sembianze aliene che sembianze di scarafaggio. Nel frattempo Bill uccide tragicamente la moglie dopo aver tentato di giocare con lei al Guglielmo Tell (cioè mettendole un bicchiere sulla testa e cercando di prendere il bicchiere con la pistola).

Bill così è costretto a fuggire in quella che viene chiamata l’Interzona dove palesa il suo lavoro di agente segreto. Ma ben presto la sua vita e la sua identità nell’Interzona iniziano a confondersi con quella che dovrebbe essere la vita reale in una spirale in cui lo spettatore non riesce più a decifrare cosa sia reale e cosa frutto delle allucinazioni del protagonista.

Insomma, se non lo si fosse capito, a mettere insieme due menti genialmente distorte come quelle di Borroughs e Cronenberg, il risultato può essere decisamente pericoloso. La pellicola, tuttavia, è solo ispirata dal romanzo che ha lanciato lo scrittore americano. Anche perché una trasposizione fedele sarebbe quasi impossibile da realizzare, visto che il libro è una serie di pensieri e immagini sconnesse fra loro.

Il regista canadese, quindi, prende ispirazione per quanto riguarda alcuni episodi, ma poi plasma il proprio immaginario a partire dagli spunti che trova nell’opera di Borroughs.

Riguardo il film si possono avanzare diverse letture. Non manca, come spesso accade in Cronenberg, quella politica: il protagonista, infatti, sembra muoversi in un universo orwelliano in cui un Potere forte e ubiquo controlla e vede tutto, guidando con inganni e dissimulazioni le azioni degli individui.

A ben vedere, però, William Lee sembra essere in un certo senso un alter ego proprio di William S. Borroughs. Molto spazio all’interno del film ce l’ha infatti il rapporto di Bill con la sua macchina da scrivere e con la scrittura. Lui scrive solamente sotto effetto di sostanze stupefacenti e, probabilmente, tutte le visioni fantascientifiche che gli si propongono altro non sono che frutto degli effetti delle sostanze di cui abusa.

La tesi secondo cui il protagonista sia lo stesso Borroughs viene anche da altri elementi. Lo scrittore americano, come il protagonista del film, aveva realmente ucciso la moglie con un colpo di pistola giocando al Guglielmo Tell (scena riproposta circolarmente all’inizio e alla fine delle pellicola).

Poi emblematica è anche la sequenza in cui i due amici di Bill lo ritrovano in stato confusionale e gli mostrano pagine e pagine scritte da lui a macchina di un romanzo che ha tutte le stimmate del capolavoro, intitolato proprio “Il pasto nudo”. Questo episodio mette in scena quello che era precisamente successo a Tangeri nel 1967 quando Jack Kerouac e Allen Ginsberg hanno trovato l’amico William S. Borroughs sotto effetto di droga e con accanto le pagine de “Il pasto nudo”, quello che sarebbe stato il romanzo della sua ascesa.

In questa sorta di omaggio a Borroughs, però, il tratto cronenberghiano è sempre riconoscibilissimo. Nella messa in scena, nelle musiche dello storico collega Edward Shore, nel rapporto tra uomo e macchina, nel rapporto tra Individuo e Potere, e così via.

Il pasto nudo non è uno dei lavori più significativi del regista canadese. Si tratta di una delle sue opere più enigmatiche e sfuggenti che probabilmente può anche risolversi nell’essere banalmente, ma neanche tanto, un omaggio a Borroughs e all’immaginario dello scrittore americano, tanto vicino e affine a quello dello stesso Cronenberg.

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