The Fabelmans (2022) è l’ultima fatica di Steven Spielberg, attualmente nelle sale. Un film dichiaratamente autobiografico che racconta come è nata nel piccolo Sammy Fabelman, alter ego del regista, la passione sconfinata per l’arte cinematografica. Ma il film è anche e soprattutto un nostalgico ricordo famigliare.
Burt Fabelman (Paul Dano) è un generoso e premuroso padre di famiglia, oltre che una grande mente informatica; la moglie Mitzi (Michelle Williams) è l’anima vulcanica e artistica della coppia. I due hanno quattro figli di cui Sammy è l’unico maschio: Sammy ha la delicatezza e la gentilezza del padre unite all’estro artistico della madre. I due, una sera, lo portano al cinema e da lì, dopo un momento di timore, nasce l’amore del bambino verso la settima arte.
Mentre Sammy inizia a sperimentare con la macchina da presa e a creare i primi lavori amatoriali, la famiglia si trasferisce in Arizona assecondando la carriera del padre Burt, spostandosi insieme al divertente amico di famiglia Bennie (Seth Rogen). Sammy dimostra di avere un grande talento nel girare video, ma nel frattempo la famiglia deve affrontare le prime incrinature.
Il nucleo famigliare, poi, è costretto a spostarsi nuovamente; questa volta verso la California, ma Burt e Mitzi diventano sempre più distanti. I due si vogliono profondamente bene e non riescono a fare del male all’altro, ma semplicemente le loro vite hanno esigenze sempre più divergenti. Intanto Sammy cresce, scopre l’amore e la sua maturità artistica diventa sempre più travolgente.

The Fabelmans, infatti, è un bellissimo omaggio al cinema di uno dei più grandi registi della storia della settima arte. Tuttavia, la parte migliore del film è quella legata allo spaccato famigliare e quello raggiunto in quelle parti è decisamente un livello cinematografico di grande caratura.
Spielberg ritrova la sua pregevole mano di narratore proprio quando sembrava essersi smarrita ormai da diverso tempo e regala alcuni momenti di un’intensità emotiva elevatissima. L’eccezionalità delle difficoltà famigliari raccontate sta proprio nel narrare la complessità e la sofferenza di una frattura senza rancori.
Non si può, infatti, non provare empatia e comprensione verso Burt (padre sì a volte un po’ ottuso, ma dotato di grande amorevolezza), e poi verso Mitzi (donna vulcanica, dalle passioni forti) e verso Bennie (ragazzo non dotato del talento di Burt, ma divertente e altrettanto generoso).
Indubbiamente anche la parte del film legata al cinema nel cinema con la crescita personale e artistica di Sammy Fabelman è avvincente, ma appunto lo spaccato famigliare riesce a raggiungere grandi vette melodrammatiche.
In questo senso di grande valore sono le performance di Dano, Rogen e Williams con quest’ultima che risulta perfetta nel ruolo per l’intensità con cui riesce a entrare nei panni di una madre amorevole, ma anche di una donna mossa da grandi passioni. Come in altri film come Blue Valentine e Machester by the sea, Michelle Williams sembra proprio esaltarsi in questi ruoli.

Alcune fonti hanno parlato di uno Spielberg – che in questo film ritorna a firmare anche la sceneggiatura dopo A.I. – Intelligenza artificiale – commosso durante le riprese. Evidentemente il ricordo della propria famiglia e della propria giovinezza hanno mosso emotivamente il regista dell’Ohio che, con questa pellicola, recupera quelle grandi doti di narratore cinematografico (uno dei migliori di sempre in questo senso) che da sempre lo hanno contraddistinto.
Anche per quelle caratteristiche note del suo cinema: ovvero la centralità delle musiche (incarnate qui da un’altra grande zampata dell’ultranovantenne John Williams), la fotografia calda, i toni lirici e tutte quelle tipiche sensazioni da film spielberghiano.
Insomma, The Fabelmans è il testamento autobiografico e cinematografico di Spielberg che oltre a recuperare la propria storia recupera anche il meglio del suo cinema fondendo le due cose e rendendole una cosa unica e coesa: vita e finzione che si uniscono senza possibilità di capire dove finisce una e inizia l’altra. Ovvero Spielberg all’ennesima potenza.
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