Lezioni di piano (The Piano) è un film del 1993 scritto e diretto da Jane Campion con Holly Hunter, Harvey Keitel e Sam Neill. Il film ha vinto la Palma d’oro a Cannes oltre a tre premi Oscar (miglior sceneggiatura originale, miglior attrice protagonista, miglior attrice protagonista).
Ada (Holly Hunter), una giovane donna muta, viene mandata in Nuova Zelanda per un matrimonio combinato con un proprietario terriero, Mr. Stewart (Sam Neill). Siamo intorno alla metà dell’Ottocento.
Ada affronta il viaggio con la piccola figlia Flora (Anna Paquin) e il suo pianoforte a cui legatissima e che suona in modo pregevole. L’oggetto finisce nelle mani di uno dei braccianti della piantagione, l’inglese George Baines (Harvey Keitel). Ada così va da lui, un uomo selvaggio e taciturno, per impartirgli delle lezioni di piano, ma ben presto la situazione muta di prospettiva.

E’ il film che ha consacrato Jane Campion nel panorama internazionale e che ha fatto incetta di premi cinematografici. Meritatamente, perché è un film che come pochi riesce a trasmettere emozioni forti allo spettatore che lo vede. Un fiume di intense emozioni che proviene dalla sceneggiatura senza macchia e delicata della regista neozelandese, da una fotografia dai toni freddi e dal grande impatto, dalla recitazione sopra la media degli interpreti principali e dalla regia stessa che si muove sapientemente all’interno delle variazioni dei sentimenti dei personaggi.
E proprio dalla sceneggiatura e regia ripartiamo. Se si volesse dare un esempio di quello che è un ottimo film sentimentale e drammatico si potrebbe fare tranquillamente il nome di questa pellicola. Fare un film sentimentale senza scivolare nel patetico non è semplice, ma la Campion sa farlo alla perfezione attraverso una scrittura e un occhio che hanno grande rispetto dei sentimenti dei personaggi, li trattano con verosimiglianza e li esplorano con grande delicatezza.
La forza nel film sta proprio nella forza dell’antitesi creata tra i silenzi e i pochi dialoghi che possono essere sia verbali che mimici. Infatti, vista l’incapacità di parlare della protagonista, gran parte dell’azione passa dalla forza degli sguardi e dalle impercettibili variazioni del volto, tutte cose che la Campion riesce a cogliere con minuzia anche grazie all’aiuto di un’ottima colonna sonora.

La qualità della regia è elevata tanto quella della sceneggiatura: vincente e bellissima è l’opposizione tra campi larghi (dei veri e propri quadri come quello che vede il mare neozelandese con sulla riva il piano abbandonato) e primi piani stretti a scavare i volti.
Qui, inoltre, s’inseriscono le ottime provi attoriali tra cui spiccano quelle di Holly Hunter e della bambina prodigio Anna Paquin (che vince un premio Oscar all’età di 9 anni battendo ogni record). Incisivo anche Hervey Keitel nella parte del burbero (ma poi gentile) amante, anche se la scena se la prende tutta la controparte femminile.
Lezioni di piano è già un classico, un cult del cinema. Uno di quei lavori che si stagliano tutt’oggi per la loro perfezione e per la consapevolezza condivisa di aver sfruttato al meglio i mezzi messi a disposizione dalla settima arte. Una di quelle visione che trasportano lo spettatore dentro un turbine emozionale in cui è difficile non perdersi piacevolmente.
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