La ruota delle meraviglie (Wonder Wheel) è un film del 2017 di Woody Allen con Kate Winslet, Justin Timberlake e Jim Belushi.
La location è quella della rumorosa e colorata Coney Island degli anni ’50. Ginny (Kate Winslet), madre di un bambino piromane, vive una vita e un matrimonio insoddisfacenti col nuovo marito Humpty (Jim Belushi). La sua frustrazione sembra svanire e lascia spazio ad una gioia ritrovata quando inizia ad intrattenere una relazione col giovane e avvenente bagnino Mickey (Justin Timberlake).
Nel frattempo torna da Humpty la giovane figlia Carolina (Juno Temple), scappata dal marito malvivente, che s’inserisce nei già delicati equilibri della famiglia, innamorandosi a sua volta di Mickey – un inguaribile provolone – e mandando quindi la matrigna Ginny in una nuova, e più profonda, crisi di nervi.

Decisamente una trama classica da commedia alleniana. Con sullo sfondo, ovviamente, sempre l’amata New York; questa volta attraverso il quartiere di Coney Island, famoso intorno alla metà del secolo scorso per essere uno dei luoghi del divertimento tra spiaggia e attrazioni circensi.
Messo a confronto con le produzioni di Allen del decennio passato, La ruota delle meraviglie è tutt’altro che impresentabile. Anzi, il film risulta esser scritto con coerenza e freschezza – chiaramente è una trama già vista e rivista più volte, ma funziona – dimostrando alla fine di essere più che godibile.
Certo, siamo lontani dai grandi capolavori del regista newyorchese, ma comunque la pellicola si attesta ad un buon livello, nonostante la critica sia stata abbastanza fredda nei suoi riguardi.
Quali sono le cose che spiccano maggiormente? Sicuramente una recitazione molto centrata e convincente in cui spicca la prova di Kate Winslet che per intensità emotiva sfodera una delle sue migliori prestazioni attoriali.
Poi c’è una fotografia di altissimo livello e dalle variazioni di colore travolgenti. A tratti può sembrare patinata e troppo artificiosa, ma non si può non rimanere a bocca aperta davanti a un uso così sapiente del colore e delle sensazioni che questo produce nello spettatore. La mano sapiente e incantata di Vittorio Storaro è altamente riconoscibile.

Infine, la regia stessa di Allen risulta essere ispirata. A livello registico, infatti, c’è una vera e propria masterclass riguardo le funzionalità della macchina da presa: molto interessanti alcuni quadri divisi a metà ed altri dove si possono individuare dei precisi secondi e terzi piani.
In più, risulta vincente la scelta di impostare alcuni dialoghi esattamente come se fossero realizzati in teatro. Capita più volte, infatti, di vedere due personaggi chiusi in una stanza che, con dei piccoli monologhi, si scontrano verbalmente. Apoteosi di questa volontà è la scena del confronto finale tra Mickey e Ginny dove tutto ha un’impostazione e una gestualità prettamente teatrali. Insomma, un altro lavoro in cui Allen tira fuori il suo amore per il teatro.
La ruota delle meraviglie è quindi un film leggermente sottovalutato che, al netto di tutti i difetti, porta con sé diverse cose interessanti che lo rendono una visione più che gradevole.
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