Pinocchio Garrone

“Pinocchio”: il connubio perfetto tra Collodi e Garrone

Pinocchio del 2019 è la trasposizione cinematografica dell’ormai notissima storia di Carlo Collodi firmata da Matteo Garrone.

Un lavoro che intorno a sé aveva raccolto grande interesse e curiosità per il valore indiscusso del regista e per gli interpreti utilizzati (molto suggestiva la presenza di Roberto Benigni nel ruolo di Geppetto, dopo che l’attore toscano aveva già impersonato i panni del burattino nella sua personale trasposizione).

In questo caso è inutile parlare della trama: Pinocchio è uno dei testi fondativi della nostra letteratura, ma, in generale, della nostra cultura. Uno di quei passaggi obbligati dell’infanzia che lasciano un marchio indelebile.

Pinocchio Garrone

Facendo una premessa, segnalo che chi scrive riserva un particolare affetto per la versione cinematografica di Comencini e un po’ meno per quella di Benigni. Quando uscì nelle sale, le attese per la trasposizione di Garrone erano personalmente altissime. Se c’era un autore, tra quelli italiani viventi, che poteva rendere al meglio le atmosfere collodiane, quello era Matteo Garrone. Che ne aveva dato ampiamente prova col suo bellissimo Il racconto dei racconti, dove aveva dato vita a un’altra opera di culto della letteratura italiana che aveva tanto da spartire col fiabesco.

Ecco, quelle aspettative erano state ampiamente soddisfatte. La visione della pellicola riporta lo spettatore all’infanzia e gli fa rivivere quelle stesse contrastanti emozioni che aveva provato alla prima lettura o visione della storia di Collodi. Delle emozioni totalmente pulsionali e irrazionali che stuzzicano la parte più intima e interiore di quello che è stato l’io bambino di tutti noi. E che, sotto sotto, ancora è lì, vivo e vegeto.

La mano di Garrone lavora in modo pregevole. Mette tutta la carica fiabesca di cui abbiamo visto essere capace – recuperando meritoriamente anche aspetti ironici della storia, dimenticati da altre trasposizioni – riuscendo a trovare un equilibrio perfetto, senza ovvero mai sforare nell’eccesso e nel kitsch. Il suo è un lavoro delicato e metodico al tempo stesso: il risultato è veramente sbalorditivo e profondamente vincente.

Pinocchio Garrone

In questo senso meravigliose sono le scenografie, i costumi e la fotografia nitida e brillante. Perfettamente centrate anche le prove attoriali: Gigi Proietti commuove nei pochissimi minuti in cui compare nei panni di Mangiafuoco mostrando tutta la burbera umanità del personaggio. E Geppetto sembra un ruolo cucito a mano per Roberto Benigni: a differenza di altre volte, in questo caso, mai artificioso ed eccessivo, ma sinceramente commosso e dentro la parte del povero e compassionevole falegname

Gli ultimi venti minuti della pellicola, poi, si attestano come uno dei momenti più belli per lirismo. Venti minuti che riconciliano tutte le delusioni che lo spettatore prova nei momenti precedenti della visione in cui la compartecipazione emotiva con gli eventi è sinceramente alta.

E’ sempre difficile fare una classifica, ma il lavoro di Garrone si posiziona sicuramente in alto. A dicembre uscirà la versione del premio Oscar Del Toro e la curiosità, ovviamente, non può che essere alta. La consapevolezza, però, è che Garrone sia riuscito a mettere l’asticella molto in alto restituendo con grande bravura la vera natura delle atmosfere collodiane.

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un’icona per effettuare l’accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s…

Comments (

0

)

Blog su WordPress.com.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: