The Watcher

“The Watcher”: un accumulo di suspense che svanisce nel nulla

The Watcher è una miniserie televisiva uscita recentemente su Netflix. Con questo primo sguardo sulla serialità proviamo ad addentrarci, a passi lesti e oculati, nel mondo delle serie tv provando sempre a mantenere il nostro taglio editoriale.

Ryan Murphy, dopo anche l’uscita di Dahmer (che, per la cronaca, non è piaciuto a chi scrive), è decisamente sulla cresta dell’onda per quando riguarda il successo dei suoi prodotti televisivi. I suoi lavori sono da sempre eclettici: sfidano costantemente il senso del limite sforando spesso nell’eccessivo. Un eccessivo che, in ogni caso, non è errore di valutazione tecnica, ma elemento coerentemente voluto e ricercato.

The Watcher racconta una storia vera. Quella di una famiglia che trova la propria casa dei sogni negli spazi verdi del New Jersey, ma riceve lettere minacciose da parte di un misterioso “Osservatore” che si arroga il compito di appunto osservare e proteggere la casa minacciando così coloro che la abitano. La vita della famiglia Brannock diventa quindi un incubo senza fine all’insegna della paura e dell’angoscia permanente alimentate da un vicinato ostile e da una atmosfera terrificante.

Nei primi episodi (fino al quarto o quinto all’incirca) i creatori Murphy e Brennan sono bravi a mettere sul tavolo tutti gli elementi necessari per attirare la curiosità dello spettatore che, come i protagonisti (i coniugi Brannock interpretati da Naomi Watts e Bobby Cannavale) sono portati a smarrirsi nel labirinto delle innumerevoli prove e dei numerosi sospettati.

Gli ultimi tre episodi, invece, perdono di efficacia e fanno scemare costantemente quel livello di tensione e di progressione narrativa che si erano creati in precedenza. Praticamente la storia non procede più in avanti e diventa un continuo girotondo senza capo né coda conducendo a un finale piatto e scialbo che vanifica tutta la climax accumulata precedentemente. E’ vero che il finale deve rimanere fedele alla storia reale a cui la serie s’ispira, ma ridurre a un nulla di fatto il momento che dovrebbe essere di maggiore spannung è uno spreco.

Anche l’ipotesi finale, paventata negli ultimi secondi dell’ultimo episodio – ovvero che la casa porti alla follia chi ci abita – non risolve il mistero della storia, ma ne mostra solo una conseguenza indiretta che non svela l’identità del cosiddetto “Osservatore”. Paradossalmente la figura dell’Osservatore viene anche messa da parte nell’ultima parte della serie concentrando l’attenzione sugli effetti psicologici che l’evento ha provocato alla famiglia. Di fatto, in questo modo, si perde totalmente quello che dovrebbe essere l’obiettivo di una trama crime: svelare o avvicinarsi quanto possibile la verità.

The Watcher

Parlando di aspetti tecnici molto buone sono fotografia e scenografia; ovviamente, per quanto detto, non è altrettanto la sceneggiatura. Che non è mal scritta in sé, ma semplicemente si diverte a portare lo spettatore sulle montagne russe vanificando poi gli sforzi fatti. Grande impatto ce l’ha il cast di altissimo livello: Cannavale e Watts assicurano grandi prove attoriali, ma anche le presenza di, fra gli altri, Mia Farrow e Margo Martindale alza non di poco il livello del prodotto.

Può sembrare ossimorico, ma, dopo quanto detto, The Watcher è un prodotto che riesce benissimo a intrattenere e quindi, in un certo senso, Ryan Murphy ha fatto ancora centro. Poi ci sono numerosi problemi: soprattutto una seconda parte della storia che non funziona e macchia quanto di buono fatto in precedenza. Tuttavia questa miniserie non è una visione sconsigliata: nel mondo della serialità ci sono produzioni ben peggiori. The Watcher si mantiene comunque alto rispetto allo standard.

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