Les Carabiniers Godard
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“Les Carabiniers”: la guerra per Godard tra crudezza e ingenuità

Les Carabiniers è un film del 1963 di Jean-Luc Godard: il quinto lungometraggio del regista francese.

Questo è il lavoro che Godard dedica alla guerra. Tutti i grandi registi, prima o poi, realizzano un personale film sugli eventi bellici e questo è il caso del regista simbolo della Nouvelle Vague. Fare un film di guerra significa spesso fare un kolossal, un’opera dalle enormi proporzioni e dalle enormi aspettative. Godard fa esattamente l’opposto facendo un film a bassissimo costo e dagli esiti praticamente amatoriali.

La storia, banalmente, è quella di Ulisse e Michelangelo, due ragazzi che vivono nella sperduta campagna francese insieme alla madre e alla compagna di uno dei due. Ad un tratto vengono chiamati alle armi e i due così entrano in guerra tra peripezie disparate e rocambolesche. Poi tornano alla casa natale decorati con una medaglia, ma senza gli innumerevoli premi e tesori che erano stati loro proditoriamente promessi. Alla fine la loro fine sarà ridicola quanto tragica.

Les Carabiniers G

Il film, alla sua uscita, è stato fortemente criticato sia dal pubblico ma soprattutto dalla critica. Quest’ultima lo accusava di trattare la guerra in modo non serio mancando così di rispetto a tutte le vittime cadute sul campo negli anni precedenti. Una critica che, di fatto, conferma quanto detto sopra: cioè il fatto che Godard sceglie di fare un film sulla guerra venendo meno a tutte le caratteristiche principali che contraddistinguono questo genere cinematografico.

Il regista si difese poi anche dalle critiche prettamente tecniche sulla scarsa perizia tecnica con cui avrebbe realizzato la pellicola. In realtà Godard rivendica il forte realismo delle immagini scelte (per esempio i messaggi dei due uomini dal fronte sono presi da messaggi reali) e l’uso di una pellicola Kodak XX, quella che, a suo dire, sarebbe stata la migliore presente sul mercato. In questo senso il forte contrasto tra bianchi e neri, e la quasi assenza di grigi, fa sì che venga fortemente ricreato quello stile neorealista di stampo rosselliniano che per Godard era stato tanto decisivo nel periodo di formazione.

A posteriori si può dire che non sia uno dei film migliori del celebre regista francese. Tuttavia, mantiene una forte impronta creativa che va sottolineata. Pare infatti sterile la critica di chi sostiene che non venga mostrata la crudezza della guerra. Anzi, in alcune sequenze, la profonda drammaticità della guerra viene mostrata con fucilazioni immediate, primi piani di uomini morenti, bombe che distruggono case e quartieri e via dicendo. Non sembra di certo mancare l’aspetto più cupo dello scontro bellico.

Les Carabiniers Gd

Accanto a questo, c’è anche una visione della guerra ingenua, quasi buffonesca, e per questo irreale. Una visione che, però, si identifica completamente col punto di vista dei due protagonisti, ovvero due ragazzotti di campagna per cui andare in guerra significa vincere dei premi da riportare alla madre e alla compagna. Emblematica in questo senso è la scena in cui i due tornano a casa col bottino di guerra: ossia una valigia piena di cartoline delle più svariate cose che hanno potuto vedere divise per ambiti.

Quindi sì, è vero che la guerra viene mostrata in una parte distorta e bambinesca, ma questa non è altro che la velina dietro cui si cela lo sguardo bieco e implacabile della distruzione e della morte. Per capirlo basta guardare quella che è la fine del film.

Les Carabiniers rimane così uno dei casi più atipici della filmografia mondiale – così come accade per tante pellicole di Jean-Luc Godard. Un film che contravviene al genere e, anzi, lo rivolta e ne fa quasi una sorta di parodia. Senza tuttavia venire mai meno al realismo più stringente.

Il tutto con i soliti mezzi di fortuna e con l’improvvisazione che ha contraddistinto la produzione di questa fase del regista francese. A dimostrazione di come basti poco per mostrare l’orrore della guerra.

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