Funeral Party è un film del 2008 di Frank Oz. Una commedia inglese in tutto e per tutto con il più classico e marcato degli accenti british: come piace a fare, notoriamente, alle produzioni di stampo totalmente britannico.
Tutto il film ruota attorno al funerale di un uomo che, com’è tradizione britannica, viene celebrato nella casa del defunto con tutti i cari convocati ad assistervi con annesso buffet e ritrovo organizzato dalla famiglia. Tra equivoci, peripezie continue e momenti imbarazzanti si dipana così un funerale che è avvolto dalle più disparate e tragicomiche problematiche.
Sullo schermo si alternano i più svariati personaggi: il figlio pacato e legato ai genitori che si scontra col fratello piacione e di fama, lo zio scontroso e scorbutico, un amico impacciato e goffo, una boccetta di Valium che contiene allucinogeni che passa da una mano all’altra, un misterioso nano che si aggira al funerale chiedendo un riscatto per non rivelare un oscuro segreto sul defunto, e via dicendo.
E’ una commedia che funziona decisamente con una sceneggiatura divertente, ma ben scritta: sostenuta da uno scheletro narrativo solido che fa da ossatura alle gag che si susseguono. Il film funziona, poi, perché si svolge attraverso un intelligente intreccio: segue più vicende allo stesso tempo, ovvero più nuclei di personaggi, (come in ogni “festa, infatti, si creano dei gruppi di persone che dialogano e interagiscono fra loro) alternandole contemporaneamente e quindi portando avanti allo stesso tempo più nuclei narrativi.

Un altro aspetto interessante è il fatto che il tempo del racconto segue il tempo della storia: praticamente non ci sono salti temporali. L’ora e mezza che vediamo sullo schermo è realmente l’ora e mezza di svolgimento del funerale.
L’ironia che viene utilizzata, poi, sa essere divertente e incisiva – non manca il cosiddetto black humour inglese con riferimenti all’omosessualità – ma senza mai essere sguaiata o eccessiva. Insomma, tutto in perfetto stile britannico. In un Inghilterra che si respira fin dalle prime battute: dalla casa di campagna rivestita di edera, dalle automobili, dalla guida a sinistra e dal rito di per sé stesso.
Non mancano, poi, anche momenti di riflessione oltre alla patina comica che ricopre tutto il film. Si riflette sulla morte, su come le persone possano essere imperfette sotto il primo strato superficiale, ma anche come questa imperfezione le renda più umane e per questo più da amare.
Tutto il cast si muove benissimo all’interno della pellicola in una performance corale che si rivela di grande qualità. Da menzionare la prova di Peter Dinklage, in una delle prove attoriali che lo hanno lanciato, che fin da subito dimostra la grande efficacia della sua mimica facciale.
E’ una delle migliori commedie inglesi realizzate. Vi farà ridere per gran parte della durata del film, ma vi coinvolgerà anche facendovi calare minuto dopo minuto nei panni di un personaggio diverso facendovi sentire, a vostra volta, parte della “festa”.
Rispondi