Cuore di vetro (Herz aus glas) è un film del 1976 di Werner Herzog, uno dei maggiori esponenti del nuovo cinema tedesco e uno dei più grandi cineasti viventi.
Il film è ambientato nella Baviera del XVIII secolo. Un villaggio che trova il suo sostentamento dalla piccola vetreria del paese è in crisi perché muore l’unico mugnaio che conosceva il segreto per forgiare il rubino o vetro rosso, ovvero il prodotto che mandava avanti l’economia dell’intero villaggio. Nel paese sperduto tra calanchi senza fondo, nebbie impenetrabili e boschi silenziosi si muove il profeta Hias che prevede la fine di quel villaggio in cui gli abitanti sono sempre di più mossi da smania e follia.
L’unico personaggio che mantiene la lucidità è appunto quello del profeta: una figura che, tra le altre cose, s’ispira a un leggendario veggente bavarese chiamato Muhlhiasl.

L’ambiente rappresentato è quello di un villaggio ipnotizzato. L’aggettivo non è usato a caso: infatti è cosa nota che la maggior parte degli attori hanno recitato in stato di ipnosi praticata dallo stesso regista prima delle riprese. Un elemento che aumenta notevolmente quello stato di follia semicosciente che sembra pervadere tutta la pellicola.
Non è uno dei migliori lavori del regista tedesco: anzi, a dire il vero è uno dei più dimenticabili. Soprattutto in un periodo fertile come quello degli anni Settanta in cui ha realizzato opere come Aguirre, furore di Dio (1972) e L’enigma di Kaspar Hauser (1974).
Di grande impatto sono le scene finali. Il profeta Hias cammina fra le nevi dopo che il villaggio, di fatto, ha smesso di vivere e in mezzo all’assordante silenzio del luogo immagina luoghi lontani in cui gli abitanti credono ancora che la terra sia piatta. Tuttavia, anche lì, qualcuno nutre il dubbio e, raccolti alcuni adepti, parte all’avventura per soddisfare la propria sete di conoscenza.
In questo senso, le scene finali ad alto taglio documentaristico con sopralluoghi su scorci selvaggi e impervi sono di particolare suggestione. Qui si vede la mano dell’Herzog documentarista che sa cogliere al meglio l’anima e l’interiorità dei luoghi che riprende.
Dietro a Cuore di vetro c’è nettamente un’idea meno impattante e solida rispetto ad altri lavori del cineasta tedesco. Tuttavia, rimane un prodotto di qualità se non altro per l’atmosfera in cui riesce a trasportare lo spettatore: un’atmosfera sospesa nel tempo, nebulosa, mistica e quasi eterea.
Rispondi