The Tender Bar (2021) è l’ultimo film da regista di George Clooney, distribuito da Prime Video. Il film è uscito nel dicembre dello scorso anno con poco clamore attorno: anzi, è passato praticamente inosservato.
La storia è quella del giovane JR che vediamo nella sua evoluzione da bambino a giovane uomo. JR viene da una famiglia povera di Long Island con una madre affettuosa e una famiglia molto numerosa e presente accanto. Il padre, un conduttore radiofonico alcolista e burbero, li ha lasciati fin da quando JR era neonato e così loro sono costretti a vivere nella casa dei nonni.
Il motivo dell’assenza della figura paterna sarà ricorrente per tutto il film. Un ruolo che, tuttavia, viene lentamente ma effettivamente ricoperto dallo zio Charlie (Ben Affleck), gestore anche di un bar- il Dickens Bar – un luogo che sarà per JR punto di riferimento fin da bambino. JR è un avido lettore di romanzi ed è un brillante ragazzo: seguendo le ambizioni della madre, riesce a iscriversi a Yale ottenendo una laurea in legge. Nel mondo universitario JR dovrà interfacciarsi con le delusioni della vita amorosa e con i desideri personali che si scontrano spesso con quelli di chi gli sta affianco: nonostante gli studi fatti, il suo desiderio è quello di fare il romanziere.

Il film, quindi, percorre una ventina d’anni nell’arco della vita del protagonista, ma le cose col passare del tempo non cambiano mai realmente. Quando non studia JR vive sempre con i nonni, la mamma è sempre sola, suo padre è sempre assente e il suo punto d’appoggio è sempre lo zio Charlie col suo bar in cui passare il tempo e sognare pensando al futuro.
La pellicola si caratterizza per le buone prove attoriali tra cui spicca notevolmente quella di Ben Affleck. Il suo personaggio è quello dello zio piacione e affettuoso che va a riempire il vuoto della figura paterna presente nella vita di JR. L’aspetto vincente di questo personaggio – quello costruito meglio, senza subbio – è che Charlie, nonostante nei fatti lo sia, non rivendica mai un ruolo paterno nella vita del nipote, ma rimane sempre lo “zio Charlie” curandosi di non oltrepassare mai il limite simbolico che il suo ruolo e la sua coscienza gli suggeriscono. JR non ha bisogno di un padre, ma di una figura maschile che sappia introdurlo nelle cose della vita e che lo accompagni nel suo percorso di crescita. Il personaggio di Charlie fa tutte queste cose.

E Ben Affleck si muove benissimo nei panni del personaggio: anche e soprattutto nell’evoluzione, fisica e comportamentale, di Charlie all’interno della crescita di JR. La sua interpretazione è d’impatto e incisiva, ma non sopra le righe: non esagera mai nel marcare certi tratti del suo personaggio, bensì resta benissimo all’interno di una bonarietà sincera e contagiosa.
In generale, il film non manca di alcuni difetti. La sceneggiatura non è solidissima e certe evoluzioni narrative sarebbero potute essere raccontate meglio. Gli esiti, a volte, sono troppo consolatori e un po’ artefatti: il messaggio positivo di speranza e fiducia nelle proprie vocazioni forse risulta un po’ troppo insistito. Ma, in ogni, caso The Tender Bar rimane una commedia più che piacevole da vedere.
Non è la migliore prova da regista di Clooney che ci ha abituato a grandi lavori anche dietro la macchina da presa. Tuttavia conferma uno standard di qualità che l’attore ha sempre avuto anche nei panni da regista. Da sottolineare come pregi del film un’ottima messa in scena (gli anni ’70 sono ricostruiti al meglio per scenografie e costumi), una fotografia brillante e d’impatto, e un uso molto avvincente e centrato della colonna sonora.
The Tender Bar rimane un film migliore di tante delle produzioni blasonate dell’ultimo anno: non è un capolavoro, ma è un lavoro con una propria identità e un proprio stile. Cosa non scontata di questi tempi.
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