“Monsieur Lazhar” è un film del 2011 diretto da Philippe Falardeau. Ha vinto il Festival di Locarno del 2012 ed è stato nominato come miglior film straniero agli Oscar dello stesso anno.
In una scuola elementare di Montreal un’insegnate si suicida nella propria classe. Bashir Lazhar è un immigrato proveniente dall’Algeria ed è il primo che si fa avanti per prendere il posto vacante all’interno della scuola. Monsieur Lazhar ha il difficile compito di interagire con una classe variegata e perspicace che deve affrontare lo shock dirompente provocato dal gesto dell’ex maestra. Bashir, sia con i colleghi che con i bambini stessi, dimostra fin da subito di avere un’empatia e una delicatezza uniche. Nel frattempo si apre una finestra anche sul suo passato: un passato doloroso e complicato che ha lasciato morte e sofferenza nel passato di Lazhar.

Il film del regista canadese Falardeau si caratterizza dalle prime sequenze fino alle ultime per la sua delicatezza: la mano del regista canadese si accorda perfettamente alle caratteristiche del protagonista che racconta. Lazhar è un personaggio gentile e di un garbo estremo, ma anche preciso e puntuale quando si tratta di fare rispettare i principi morali – e Lazhar si caratterizza proprio per una moralità molto forte ma mai invadente, sempre pronta a essere conciliante con le problematiche che gli si pongono davanti.
La regia di Falardeau si caratterizza proprio allo stesso modo mantenendo la stessa attitudine del suo protagonista: lascia ai personaggi uno spazio d’intimità, non invade mai un certo cerchio di segretezza e si pone in maniera estremamente educata e delicata con la storia che racconta.
Una caratteristica che lega regista e protagonista che si manifesta fin dal “nomen omen” del personaggio. “Bashir”, infatti, significa “portatore di buone notizie”, mentre “Lazhar” è “fortunato”. Monsieur Lazhar è colui che riporta serenità e normalità in un microcosmo che ha perso l’equilibrio dopo un evento angosciante.
Il suo modo di essere abbatte i muri, per quanto piccoli, che si erano creati trai bambini a causa delle incomprensioni e delle singole paure legate al gesto compiuto dall’ex insegnante.
Non c’è niente di esuberante: non ci sono picchi emotivi che fanno balzare la storia in chissà quale direzione. Lo svolgimento è pacato e allo spettatore piace che sia così: a sua volta è contagiato dalla gentilezza e dai modi di Monsieur Lazhar.
La forza di questa pellicola sta proprio qui: nel riuscire a trasmettere tranquillità al pubblico con anche un finale che non è idilliaco o emotivamente straripante. Anche in quel caso sullo schermo emerge solo la grandissima umanità del personaggio e basta quella per lasciare un bel messaggio, anche di speranza, allo spettatore. A volte basta poco per realizzare un bel finale.
In mezzo alle tante produzioni altisonanti e ingombranti, “Monsieur Lazhar” è un film silenzioso e garbato che è un piacere vedere.
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