“La legge del mercato” (“Le loi du marché“) è un film del 2015 diretto da Stéphane Brizé che è stato in concorso al festival di Cannes del medesimo anno in cui ha vinto il premio per l’interpretazione maschile andato a Vincent Lindon.
Thierry (Vincent Lindon) è una delle tante vittime del precariato, costretto a fare un corso di formazione dopo l’altro senza avere mai un lavoro stabile. Questa situazione costringe la sua famiglia (di cui fa parte un figlio autistico) a delle importanti ristrettezze economiche. Thierry, poi, riesce a trovare lavoro come sorvegliante in un supermercato, ma qui scopre anche il volto oscuro del mondo dell’impresa il cui unico credo è il profitto (in nome del quale si passa volentieri anche sulla pelle delle persone, in particolare dei più deboli).
Il film di Brizé rientra in quello che viene definito “cinema verità“, ossia quel tipo di cinema in cui la finzione è ridotta al minimo e in cui quello che è trasposto sullo schermo altro non è che la nuda e cruda verità. Non a caso l’unico attore professionista della pellicola è proprio Lindon; tutti gli altri sono normali lavoratori.
Ovviamente, per i motivi detti, la regia è molto asciutta e scarna: si limita solo a riprendere quello che succede nella vita reale. In questo senso, la grande performance di Lindon restituisce al meglio quelle che sono le sensazioni di un padre di famiglia in mezzo a mille difficoltà che deve continuamente mettersi in discussione, adattarsi ai più disparati lavori e anche svilirsi pur di garantire uno standard mediocre di vita alla propria famiglia.
Non è un film che fa sobbalzare sulla poltrona o che gioca sulla drammaticità di quello che racconta: è un film che vuole raccontare la realtà per quello che è, senza filtri. E questo lo fa molto bene mettendo il pubblico nelle condizioni di farsi un’idea chiara di quello che oggi può essere il mondo del lavoro – un mondo fatto sempre di più di insicurezze.
Inoltre questo lavoro è il primo film di una trilogia che Brizé ha dedicato proprio al mondo del lavoro: gli altri due sono “In guerra” (2018) e “Un altro mondo” (2021). Quest’ultimo è stato in concorso l’anno scorso alla mostra del cinema di Venezia.
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